L'evoluzione della sofistica

La prospettiva nichilistica di Gorgia e l'arte persuasiva del linguaggio Gorgia, in una visione nichilistica, rifiutò la possibilità di conoscere una realtà oggettiva e universale. Egli negò la validità di discorsi condivisi dalla comunità, preferendo affidarsi all'arte persuasiva del linguaggio per conquistare il consenso.
Prodico di Ceo, noto oratore politico ed educatore, si dedicò all'etimologia delle parole e alla ricerca dell'accordo tra i popoli sulle denominazioni delle cose. Questa attenzione lo condusse a elaborare una sottile "arte dei sinonimi", manifestando così la sua concezione del mondo umano come prodotto della cultura e del processo simbolico attribuito al significato delle cose..
Ippia, Antifonte e Trasimaco:
la questione delle norme A differenza di Protagora, che collocava il valore delle leggi nell'origine umana, Ippia e Antifonte sostenevano la superiorità della legge naturale. Quest'ultima, uguale e immutabile per tutti gli individui, prevaleva sulla legge positiva, di origine umana, la quale, essendo mutevole e relativa, contribuiva alla creazione di disuguaglianze e discriminazioni.

IPPIA
Trasimaco: Dal discorso alla disputa Nella discussione sulle leggi
Trasimaco, un sofista politico, intervenne sostenendo che le leggi erano strumenti utilizzati dai più potenti per garantire i propri interessi personali e privilegi.
Trasimaco: Dalla retorica all'eristica Nel IV secolo a.C
., il movimento sofista si dissolveva, dando origine all'eristica, definita come "l'arte di combattere (con le parole)" per ottenere la vittoria sull'avversario. Questa pratica consentiva la confutazione delle argomentazioni dell'interlocutore senza alcuna coerenza logica o considerazione morale, discostandosi dalla verità e dalle virtù critiche. Tali dinamiche contribuirono all'impoverimento del pensiero filosofico razionale, provocando la fine della sofistica.

TRASIMACO
Gorgia e la Potenza delle Espressioni
La Dissonanza tra il Linguaggio e la Realtà Per Gorgia, il relativismo dei valori generava molteplici prospettive e, di conseguenza, discorsi differenti, delineando così una distinzione tra linguaggio ed esistenza. Aderendo al concetto di "scetticismo metafisico," egli negava l'esistenza di qualsiasi oggettività poiché la parola, come forza conquistatrice, non rappresentava la realtà. Il filosofo siciliano definì il linguaggio come una forza seducente e dominatrice perché:
- l'essere non esiste, il suo concetto porta a contraddizioni logiche; - se esistesse, non sarebbe conoscibile, poiché il pensiero è irreale, un concetto impensabile;
- se fosse conosciuto, non sarebbe comunicabile attraverso le parole, poiché divergenti dalle realtà. Queste ragioni indicavano la mancanza di strumenti conoscitivi sufficienti per affermare una verità assoluta, sottolineando che la persuasione delle parole conduceva alla credibilità.
Una Visione Tragica dell'Esistenza
Secondo Gorgia da Lentini, l'esistenza è irrazionale e misteriosa, e pertanto gli uomini non sono liberi e responsabili, ma piuttosto sottomessi e controllati da forze sconosciute e incontrollabili. Per sostenere questa concezione, formulò l'"Encomio di Elena," cercando di dimostrare l'innocenza di Elena e la mancanza di responsabilità nella scatenazione della guerra di Troia attraverso quattro cause:
1. Elena agì per decreto divino e necessità;
2. Elena fu sottoposta a violenza fisica;
3. Elena fu vittima della passione amorosa;
4. Elena fu persuasa dalle parole di Paride.
Il quarto punto rivestiva particolare importanza nella visione del filosofo da Lentini, poiché indicava che il condizionamento eliminava la libera scelta e la responsabilità.
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