Il dilemma dell'essenza della vita viene discusso inizialmente nel Gorgia, dove il filosofo, mettendo in discussione il sofista Callicle che promuove una morale basata sul piacere materiale e sulla forza del più forte, afferma che la sola esistenza degna di essere vissuta è quella basata sul bene e sulla virtù. Come già affermato da Socrate, l'obiettivo autentico dell'essere umano è la cura dell'anima; un'esistenza incentrata sul corpo e sui beni materiali è priva di valore.
Qual è la natura dell'anima? Per Socrate, l'anima era la vita interiore, e il "trattamento" dell'anima consisteva nella ricerca filosofica. Per Platone, che fonde le dottrine orfiche e pitagoriche con il razionalismo socratico, l'anima è un principio spirituale, una sostanza semplice e non fisica, simile alle idee e quindi immortale, intrappolata in un corpo da cui deve purificarsi gradualmente attraverso la conoscenza.
L'immortalità dell'anima è per Platone un dato di fatto che cerca di dimostrare nel Fedone con vari argomenti. Il primo si basa sulla memoria, che implica la reincarnazione dell'anima: l'anima ha conosciuto il mondo ideale prima dell'incarnazione, quindi deve essere immortale. Inoltre, l'anima, essendo capace di conoscere le idee, deve avere una natura simile, immutabile ed eterna. L'anima è strettamente collegata all'idea di vita, in quanto è definita "psiche" in greco. Infine, Platone associa l'idea di anima al respiro vitale, che abbandona il corpo alla morte, esalando l'ultimo respiro.
Poiché l'anima è intrinsecamente legata all'idea di vita, non può accettare la morte, che è il suo opposto, ed è quindi immortale, incorruttibile ed eterna. Il destino ultraterreno dell'anima Alla fine del Fedone, Platone usa un racconto mitologico per descrivere il viaggio delle anime nell'aldilà. L'anima che si è macchiata di impurità o colpe durante la vita terrena errerà da sola fino a quando non sarà trascorso il tempo prescritto dalla legge della necessità, momento in cui verrà portata nel Tartaro, una sorta di prigione. Al contrario, l'anima saggia e moderata, che ha vissuto con purezza e misura, sarà accolta nell'etere più alto, la regione più bella e pura del cielo. Ognuno è responsabile del proprio destino, che viene determinato dalle proprie scelte e condotta morale. Solo la filosofia può salvare l'uomo, insegnandogli la verità e il Bene, consentendogli di vivere saggiamente e felicemente e ottenendo il giusto riconoscimento nell'aldilà.
LA STRUTTURA DELL'ANIMA
Oltre all'anima razionale, Platone riconosce un'anima irascibile, che ospita il coraggio e l'eroismo, e un'anima concupiscibile, che governa gli istinti. Nel Timeo, Platone assegna a ciascuna delle tre parti dell'anima una sede diversa nel corpo: la ragione risiede nel cervello, il coraggio nel petto e la concupiscenza nelle viscere. L'anima irascibile, che è incline al pericolo e al coraggio, cerca la vittoria e la gloria ma è anche obbediente alla ragione. L'anima concupiscibile è passionale e ribelle, desiderando piacere e gratificazioni materiali e solo con fatica può essere controllata dalla ragione. Questa divisione riflette i tre tipi di comportamento umano: gli uomini saggi (dominati dalla ragione), i guerrieri (guidati dal coraggio e dall'amore per la fama, ma anche dalla rabbia e dalla vendetta) e gli individui comuni (orientati verso i piaceri sensoriali e materiali).
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