Nato da una delle famiglie più influenti di Atene, il giovane Platone era destinato a una carriera politica e amministrativa, ma la sua ambizione fu soppressa dalla profonda delusione causata dall'ingiustizia e dalla corruzione presenti nei vari regimi che si succedettero al potere della città: - il governo brutale dei Trenta tiranni, dopo la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso; - la democrazia restaurata, macchiata a sua volta da azioni ingiuste. La condanna a morte di Socrate non solo segnò la fine di ogni speranza di giustizia, ma anche alimentò in Platone la volontà di promuovere una rinascita spirituale attraverso la riflessione filosofica per guidare la società verso il bene. Per Platone, l'ingiustizia rappresenta la separazione tra politica e saggezza. Nella società, le tendenze relativistiche e scettiche diffuse dai sofisti si diffondono sempre di più, sostenendo che non esista una verità o una morale assoluta e che la forza delle argomentazioni risieda nella capacità di persuadere. I giovani vengono educati a utilizzare la potente arma della parola per difendere i propri interessi egoistici. Platone credeva che solo la filosofia potesse portare a nuove e solide certezze intellettuali, su cui costruire un modello di società ordinata e giusta.
PLATONE TEORIA DELLE IDEE
Socrate aveva affermato che l'anima diventa buona e virtuosa attraverso la conoscenza: se essa comprende ciò che è bene nelle diverse situazioni, non può compiere azioni negative. Quindi, Platone si interroga su quali siano il bene e i valori assoluti ai quali il saggio deve ispirarsi per promuovere il cambiamento sociale e su come possiamo giungere a conoscerli. Il filosofo riconosce che i sensi non conducono a un'idea univoca e soggettiva del bene, poiché l'esperienza sensibile manca di un criterio chiaro di verità. Possiamo affermare "Socrate è virtuoso" e "gli dei sono virtuosi" perché esiste l'idea assoluta di Bontà, che rappresenta il criterio incontestabile che ci permette di esprimere questi giudizi. Senza parametri oggettivi per giudicare le cose, non potremmo formulare dichiarazioni con valore universale. Questi parametri sono le idee, fondamentali per la conoscenza ma anche come causa e fondamento della realtà. La "seconda esplorazione" Platone nel Fedone descrive il percorso intellettuale che lo porta alla formulazione della teoria delle idee, utilizzando una metafora marittima: la "prima navigazione" avviene spinta dal vento, mentre la "seconda navigazione" richiede l'uso dei remi in condizioni di calma piatta. Il filosofo afferma di aver compiuto la "prima navigazione" seguendo le indagini dei filosofi naturalisti (coloro che individuavano l'arché in un principio materiale), per poi intraprendere una navigazione successiva basata solo sulle proprie capacità, che lo porta alla scoperta del mondo delle idee. Dopo aver compreso che le spiegazioni naturalistiche delle cose sono contraddittorie e deludenti, si è chiesto se la causa di ciò che è sensibile, mutevole e transitorio possa essere qualcosa che trascende il mondo sensibile e che possieda le qualità di immutabilità, eternità e assolutezza. Platone fornisce la prima dimostrazione razionale dell'esistenza di una dimensione al di là del mondo fenomenico: esistono due livelli dell'essere, uno fenomenico e visibile, il mondo materiale, e uno meta-fenomenico e invisibile, il mondo delle idee, accessibile solo attraverso la ragione. Le idee Il termine "idea" nel linguaggio contemporaneo indica un pensiero, una rappresentazione mentale, un concetto. Le idee di Platone non sono solo concetti astratti, ma entità reali e distinte dalla realtà sensibile e indipendenti dalla nostra mente, a cui facciamo riferimento quando pensiamo: esse costituiscono i criteri di verità delle cose e anche la loro "causa", la ragione di esistenza di tutto ciò che esiste. Nella visione platonica, le idee sono entità immutabili e perfette collocate in un "altro" mondo, chiamato poeticamente "iperuranio", che significa letteralmente "oltre il cielo" e quindi "al di là delle cose visibili". Le idee non sono solo un concetto, ma un essere, ciò che Platone definisce il "vero essere". Il rapporto tra le idee e le cose Sarebbe sbagliato considerare la distinzione tra i due piani, intellegibile e sensibile, e l'affermazione della loro struttura differente come una "divisione". Platone parla di: 1. una relazione di mimica, sostenendo che le cose imitano le idee, quindi le idee sono i "modelli" universali della realtà; 2. una relazione di partecipazione, in cui le cose sensibili partecipano in qualche modo alla perfezione delle idee corrispondenti nel mondo ideale; 3. la presenza delle idee nelle cose, nel senso che il mondo sensibile è una manifestazione visibile del mondo ideale.
Commenti
Posta un commento